Innovazione e produttività: due termini che si trovano spesso nella stessa frase, nella stessa strategia, nella stessa visione. Insomma, viene data per certa una correlazione tra queste due parole e l’idea che abbiamo di un’azienda proiettata verso il futuro, un’azienda non statica, non ferma, ma al contrario con una chiara definizione del proprio sviluppo e, quindi, dei propri investimenti. In fine dei conti, stiamo vivendo l’era più stimolante per l’innovazione, quella della digital transformation, della digitalizzazione dei processi e della tecnologia che porta beneficio in ogni area professionale, dalla produzione alla vendita, dalla gestione al customer care. Nuovi strumenti tecnologici si affacciano sul mercato in continuazione promettendo alle organizzazioni un salto in avanti, un netto miglioramento della propria competitività.
Ma dove si trovano gli ingranaggi che collegano l’innovazione all’evoluzione di un’azienda? E quali sono gli alleati della tecnologia, quelli in grado di renderla efficace nel creare la giusta e costante spinta? Infine, la produttività può essere migliorata “semplicemente” adottando nuove tecnologie?
La doppia anima dell’innovazione.
Il primo termine che abbiamo citato è “innovazione”. Uno dei protagonisti, come abbiamo detto, degli ultimi anni. Sappiamo che chi abbraccia l’innovazione è maggiormente predisposto a crescere, a mantenere la propria competitività, a subire meno gli imprevisti e i mutamenti del mercato. Se chiediamo al vocabolario cos’è l’innovazione, ci fornisce due risposte:
- È l’atto di innovare, cioè di introdurre nuovi sistemi, nuovi ordinamenti, nuovi metodi.
- È ogni novità, mutamento, trasformazione che modifichi radicalmente o provochi comunque un efficace svecchiamento.
Novità ed efficacia sono i punti fermi della definizione di “innovazione”. E (aggiungiamo per rendere più specifico il concetto) l’innovazione non è solo questione di tecnologia, ma riguarda un cambiamento che tocca prima di tutto il modo in cui viene concepita l’azienda, in termini strategici, produttivi, gestionali e organizzativi.

In pratica, cambiare gli strumenti, sostituendoli con dispositivi più moderni e prestanti, non è sufficiente. È necessario contemporaneamente modificare gli schemi mentali e il modus operandi. E questa parte dell’innovazione è forse quella più difficile. Anche perché, se l’adozione di tecnologia, può essere una decisione “presa dall’alto”, l’applicazione di nuove modalità operative necessita della collaborazione di tutta la popolazione aziendale.
Produttività: non è una questione per individui.
Un’altra considerazione da fare riguarda il secondo termine con cui abbiamo aperto questo articolo. In questo caso è una parola che contiene un insieme: il totale dell’apporto dei singoli all’interno di un’azienda. Se ci pensiamo, spesso si ragiona sulla produttività legandola all’individuo, ma – come ha affermato W. Edwards Deming, il celebre dirigente e innovatore, – la quasi totalità delle possibilità di miglioramento dell’azienda (così come la grande maggioranza dei suoi problemi) è legata al sistema e non agli individui. Certo, il singolo collaboratore, di qualsiasi area e indipendentemente dal ruolo, deve garantire efficienza, ma perché ci sia un vero vantaggio in termini di produttività dobbiamo guardare al modo in cui le singole efficienze interagiscono, collaborano, concorrono a costruire un’azione comune. Nessuno, all’interno dell’organizzazione, lavora in modo isolato. L’efficacia di ciò che facciamo è connessa a quella di ciò che fanno tutti gli altri nell’azienda. È anche per questo che servono parallelamente un cambiamento di modalità e strumenti evoluti e progettati proprio per offrire il miglior supporto non solo all’operatività del singolo, ma alla collaborazione tra tutti.
Innovare è cambiare. Strumenti, testa, gesti.
L’innovazione è tecnologia. L’innovazione è nuova regola. L’innovazione è un ruolo nuovo, o meglio rinnovato, per tutti. E l’innovazione è collaborazione. Per questo è necessaria una rivoluzione nel mindset aziendale, che non è solo quello di chi decide le strategie o di chi controlla l’operato, ma è quello di ognuno. L’azienda funziona come un tutt’uno. Naturalmente, il cambio di mindset è forse la più complessa sfida per un’organizzazione e, per l’appunto, è una sfida individuale e globale. Difficile da proporre e da gestire. Il primo scoglio è quella resistenza al cambiamento che moltissime aziende sperimentano e cercano di superare. Se il cambiamento viene imposto, il risultato sarà una resistenza maggiore. O, in ogni caso, un impegno non produttivo per metterlo in pratica. Ogni mutamento in questo senso non è caratterizzato dalla semplice adozione di strumenti nuovi e più progrediti, che richiedono l’acquisizione di una nuova competenza, ma anche dalla trasformazione dell’interazione con gli altri: colleghi, superiori, collaboratori, tecnici, esperti, fornitori. Quello che è richiesto è quindi un cambiamento con una doppia valenza: operativa e sociale. Il collaboratore che viene dotato di nuovi strumenti si trova davanti a un impegno per impararne l’uso e applicarlo alla sua attività quotidiana. Ma, se cambia anche la modalità d’interazione con gli altri abitanti del sistema azienda, allora l’impegno è maggiore e diverso. Il collaboratore dovrà crearsi nuovi riferimenti per poter operare secondo i nuovi schemi. Se il beneficio di questo cambiamento non è chiaro o se l’impegno sembrerà senza ragione allora la resistenza al cambiamento crescerà. E la soddisfazione del collaboratore decrescerà.

Questa resistenza si sviluppa in particolare per alcune ragioni, tra cui possiamo citare quelle individuate dai due esperti John P. Kotter e Leonard A. Schlesinger:
- l’interesse personale: gli interessi dell’organizzazione non sembrano coincidere con quelli personali, anzi paiono far perdere qualcosa, per esempio il tipo di rapporto con colleghi e referenti oppure il livello raggiunto nella gestione delle procedure operative che verranno sostituite.
- l’incomprensione e la mancanza di fiducia: non chiarire le implicazioni positive del cambiamento o il vantaggio per ognuno nell’adozione dei nuovi strumenti tecnologici può far percepire solo il lato più complicato e impegnativo.
- la differenza delle valutazioni: se chi avvia il cambiamento, grazie alle informazioni in possesso, vede chiaramente l’impatto positivo, chi non ha accesso a quelle informazioni potrebbe raggiungere una valutazione differente, basata esclusivamente sul proprio panorama di osservazione.
- la bassa tolleranza al cambiamento: alcune persone, in particolare quando viene preso in considerazione un cambiamento in tempi stretti, potrebbero essere preoccupate di non riuscire, nei modi e nei tempi richiesti, ad acquisire o sviluppare le competenze necessarie al nuovo tipo di operatività.
Come agire per evitare queste conseguenze e supportare il cambio di mindset?
L’individuo e il sistema: dalla resistenza al coinvolgimento.
Il vero perno attorno a cui può ruotare l’innovazione, intesa come cambiamento, è strettamente dipendente dal concetto di leadership. Sono i leader aziendali (nei diversi gradi e ruoli in cui si possono trovare) ad avere la responsabilità di ispirare il cambiamento strumentale e culturale nella workforce: nutrendo il potenziale dei team e stimolandone la collaborazione interna, identificando obiettivi che coinvolgano i singoli e li stimolino, sostenendo con energia ed entusiasmo (nonché con l’esempio) l’evoluzione per essere considerati guide, sottolineando il ruolo che il cambiamento ha nella quotidiana operatività di ognuno, che lascia spazio alla crescita personale e alla creatività professionale degli individui, che possono diventare attivi non solo nel rispondere al cambiamento, ma anche nel costruirlo, modellarlo, acquisendo un ruolo protagonista.

In sintesi, è naturale aspettarsi una resistenza al cambiamento. E l’antidoto è legato alla conoscenza e alla comprensione delle logiche emotive che la generano per trovare le modalità migliori per introdurre e guidare il cambiamento, non imponendolo, ma incarnandolo.
L’organizzazione: i Digital Workspace come alleati del cambiamento e della performance.
Tra gli strumenti che la tecnologia ha reso disponibili negli ultimi anni per le aziende ci sono i Digital Workspace. Questi sono sicuramente lo strumento privilegiato non solo per consentire alle organizzazioni di migliorare la propria competitività, facendo crescere la produttività e diminuendo la presenza e l’impatto di errori e inefficienze, ma anche e soprattutto perché riflettono l’esigenza delle aziende di incamminarsi in un percorso di creazione di una nuova operatività. I workspace digitali offrono tutti gli strumenti avanzati di cui i collaboratori hanno necessità per essere più efficienti nelle loro mansioni quotidiane, certo, ma mettono a disposizione anche strumenti evoluti di collaborazione, di comunicazione, di interazioni a tutti i livelli. Accompagnano la popolazione aziendale durante ogni fase del cambiamento, consentendo di acquisire in modo più semplice e naturale le nuove competenze richieste e di far crescere contemporaneamente la soddisfazione di ognuno. Danno forza al sistema e al singolo, potenziando in questo modo l’azienda e supportandone l’evoluzione in modo concreto, funzionale e mirato.
#DoBetterWithKeethings